Con questo capolavoro ho raggiunto il mio desiderio primario che era esclusivamente quello di diffondere e divulgare la cultura basilare della Scienza Osteopatica.
Mi auguro di aver stimolato menti libere a camminare anche da sole.
Condivido pienamente la citazione del Dott. Rollin E. Becker il quale sosteneva che se si vuole praticare l’osteopatia si deve leggere e meditare su ciò che ha scritto il Dott. A. T. Still e su Osteopatia in Ambito Cranico (prima edizione), Insegnamenti nella Scienza Osteopatica e Contributi di pensiero del Dott. William Garner Sutherland.
Questo testo è senza dubbio uno dei più interessanti tra le pietre miliari che abbiamo deciso di tradurre e pubblicare. Trasmetterà al lettore buona parte della cultura filosofica e pratica alla base della Scienza Osteopatica.
Le prime pagine descrivono le fondamenta della ricerca del Dott. W. G. Sutherland, inoltre documentano la storia dell’osteopatia iniziando ad evidenziare l’indirizzo peculiare del suo senso percettivo e come lo usava in rapporto costante alla mente ed allo spirito.
La seconda parte del libro è di estremo interesse e in parte ancora difficile da interpretare, non tanto nella traduzione ma nella comprensione di quello che il maestro intendesse e ciò la rende molto affascinante. Dopo gli innumerevoli consulti con il gruppo di studio formato dal dott. Michael P. Burruano, dal dott. Andrew GoldMan e in particolare dalla dott.ssa Rachel Brooks abbiamo, di comune accordo, lasciate letterali alcune espressioni per dare al fruitore la possibilità, attraverso l’esperienza, di crearsi una propria immagine di dove questo sommo Insegnante ci volesse condurre nell’evoluzione del nostro senso percettivo.
Ringrazio immensamente tale gruppo di studio e in maniera speciale la dott.ssa Rachel Brooks a cui va tutta la mia gratitudine per la grande disponibilità a collaborare con la sua elegante educazione sempre aperta al confronto.
Colgo l’occasione per ringraziare il presidente della Sutherland Cranial Teaching Foundation, la dott.ssa Melicien Tettambel, per la rinnovata fiducia in me riposta.
Per facilitare la lettura vorrei elencare alcuni termini di cui abbiamo scelto una linea traduttiva, ad esempio: l’uso di superiore o verso l’alto vanno interpretati rispetto al corpo in generale, in qualsiasi posizione spaziale sia posto; sentitevi liberi di interpretare “liquido -i” o “fluido -i” e viceversa a seconda dei contesti tenendo presente che entrambi nella lingua inglese sono sinonimi, mentre in quella italiana possono avere significati anche molto diversi. A tal proposito vi invito a “scavare” in tal senso. Mi sono permesso di interpretare il vocabolo “contraction”, quando riferito al sistema nervoso centrale, con il termine retrazione, visto che contrazione implica una fase più attiva.
Proprio in considerazione di ciò che W. G. Sutherland sottolineava continuamente fin dai primi scritti, vorrei sottolineare la personale e piena condivisione nell’evitare l’uso di forze cieche dall’esterno.
Indirizzandovi molto più sulla comprensione di quello che il meccanismo sta esprimendo, con un trasferimento dell’esperienza percettiva di mano in mano, visto che se si capisce il meccanismo la tecnica è semplice, potrete acquisire la consapevolezza che l’intelligenza della potenza all’interno del corpo è infallibile.
Voglio porre l’accento su una citazione di Charles Proteus Steinmetz nel tentativo di indirizzare ancor più l’insegnamento ed i colleghi: “Ritengo che le più grandi scoperte saranno fatte lungo linee spirituali. Un giorno la gente avrà imparato che le cose materiali non portano alla felicità e sono poco utili nel rendere gli uomini e le donne creative e forti. Gli scienziati nel mondo allora convertiranno i loro laboratori per studiare Dio, la preghiera e le forze spirituali che fino ad oggi sono appena state toccate e scalfite. Quando arriverà quel giorno, il mondo vedrà più progresso in una generazione di quanto non ce ne sia stato nelle quattro precedenti”.
A cui legherei quest’altra di Philippe Vernier: “Sappiate che il grande segreto non è pensare a voi stessi, al vostro coraggio o alla vostra disperazione, alla vostra forza o debolezza, ma a Lui, colui per il quale avete intrapreso il viaggio. Capirete allora che Egli non vi affida un compito senza rendervi capaci di portarlo a termine; non vi mette alla prova senza fornirvi i mezzi per superarla. Comprendendo di essere sorretti dalla Sua forza, non vi preoccuperete più della vostra, non ne dubiterete e non ne sarete orgogliosi”.
Concludo mettendo in risalto ciò che il maestro esteriorizzò in pubblico solo il 25 aprile del 1948, espresso poi nei suoi scritti riportati in questo testo, ma che sperimentò probabilmente molto prima, portandolo sicuramente ad una svolta nella sua avventura percettiva fino a condurlo a vedere dall’estremità più ampia del telescopio.
Mi auguro che questo caposaldo possa essere una guida per ampliare gli orizzonti e le possibilità di migliorare il benessere dell’umanità.
Giuseppe Caranti D.O.